Potenziamento umano e vulnerabilità: la lezione di Coeckelbergh

– di Massimo Sartori –

Human enhancement

Secondo la STOA (Science and Technologies Options Assessment, commissione permanente del Parlamento Europeo) il potenziamento umano (human enhancement) comprende “ogni modificazione volta a migliorare le prestazioni degli individui basata sulla scienza o su interventi tecnologici sul corpo umano”.

Non c’è niente di nuovo nel concetto di human enhancement: da sempre l’uomo cerca di migliorare e di potenziare le proprie prestazioni attraverso la tecnica e le tecnologie. Un pianoforte può aiutare a migliorare la propria sensibilità musicale. L’uso degli occhiali da sole può permettere a una persona con una vista peraltro perfettamente normale di guidare con maggior confort e sicurezza, viaggiando controluce. Nessuno ha obiezioni di carattere morale nei confronti del potenziamento della sensibilità musicale o della vista, grazie a questi strumenti tecnici.

Interrogativi etici possono tuttavia insorgere, oggi come in passato, quando l’accesso al potenziamento tramite determinati mezzi tecnici mira al raggiungimento di beni che assicurano vantaggi posizionali a chi ne può fruire. Infatti, questi vantaggi comportano una discesa nel ranking di coloro che non accedono al potenziamento. Un esempio ben conosciuto di questo tipo di human enhancement è quello del doping nello svolgimento di attività sportive.

Alle criticità etiche che possono derivare da una disparità di accesso alle tecnologie di potenziamento si affiancheranno presto nuovi e più radicali dilemmi.

Nuovi dilemmi

Le biotecnologie, infatti, saranno probabilmente in grado di modificare in modo radicale le caratteristiche genotipiche dell’uomo. In questo modo, esse si spingeranno molto al di al di là di quanto è avvenuto finora, perché il potenziamento non si limiterà più a riguardare il fenotipo umano. Addirittura, secondo la visione transumanista, l’impiego concorrente delle tecnologie emergenti e convergenti – NBIC: Nanotechnology,  Biotechnology, Information technology, Cognitive science – potrà condurre alla nascita di un essere umano invulnerabile e immortale.

La reazione da parte di molti filosofi morali bioconservatori a queste prospettive è netta e la loro opposizione si fonda sull’argomento che questa forma di potenziamento minerebbe alla base ciò che caratterizza la natura umana. Tuttavia, il concetto di natura umana, inteso come un segno distintivo immutabile dell’uomo, appare oggi difficile da difendere. Molti, infatti, ritengono che esso non regga più, di fronte alle acquisizioni della biologia e delle scienze sociali.

Ciò nonostante, anche la maggior parte di chi preferisce non parlare più di natura umana, ma semplicemente di essere umano, considera che la prospettiva transumanista radicale possa prefigurare scenari per noi distopici.

L’approccio di Coeckelbergh

Un interessante approccio al tema delle conseguenze più estreme del potenziamento umano può essere trovato nei lavori di Mark Coeckelbergh, un filosofo della scienza che attualmente opera a Vienna. Secondo Coeckelbergh, una  caratteristica costitutiva dell’essere umano è rappresentata dalla vulnerabilità, cioè dalla capacità di essere feriti. Se l’uomo è vulnerabile, il rischio rappresenta la possibilità di essere leso.

Secondo l’analisi che egli va sviluppando, la storia dell’uomo è consistita da sempre nel cercare di superare la propria vulnerabilità, proprio grazie alla tecnica e alle tecnologie. I risultati, però, sono sempre sfociati soltanto in una modificazione della propria vulnerabilità, così che l’uomo è rimasto e rimarrà – come egli sintetizza nel titolo di un suo lavoro –  uno essere umano a rischio (Human Being @ Risk).[i]

Coeckelbergh, facendo perno sull’idea di vulnerabilità come categoria relazionale che è inerente alla nostra esistenza nel mondo, sostiene che il sogno (o l’incubo) dei transumanisti radicali di creare un essere umano invulnerabile e immortale, è destinato a fallire.

I transumanisti, sostiene il filosofo, non accettano le regole del gioco semplicemente perché non le comprendono. La vulnerabilità umana, infatti, è continuamente trasformata dalle strategie anti-vulnerabilità che l’uomo tecnologicamente mette in campo, senza mai poter essere azzerata.

Una proposta normativa

Quale proposta normativa può derivare dall’analisi di Coeckelbergh? Quella di affrontare le singole decisioni che riguardano l’implementazione di forme di  potenziamento umano dopo essersi interrogati a fondo su come vogliamo modificare la nostra vulnerabilità con la tecnologia.

In altre parole, bisognerebbe applicarsi a un particolare progetto, dopo avere coscientemente accettato la vulnerabilità che ne deriva. Anche se, come afferma il filosofo fiammingo, confrontarsi con la vulnerabilità è sempre “sperimentale” e noi facciamo parte dell’esperimento.


[i] COECKELBERGH M. Human Being @ Risk: Enhancement, Technology, and the Evaluation of Vulnerability Transformations. Ed. Spinger, Dordrecht, Heidelberg, New York, London 2013

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