Il ruolo dell’intelligenza artificiale in campo sanitario e l’etica ambientale sono stati i due principali temi sviluppati nelle tre prime giornate di dicembre. Nella quarta giornata, che è stata anche ultima del corso annuale, i partecipanti alla Scuola hanno discusso le proprie tesi.
E’ impossibile riassumere qui, anche sommariamente, tutti gli argomenti presi in esame da parte di docenti esperti e qualificati. Ognuno dei soggetti svolti meriterebbe di essere sviluppato in futuro anche sul blog.
L’intelligenza artificiale nel campo dell’assistenza sanitaria.
Secondo Maurizio Mori, direttore della Scuola, l’etica non è qualcosa di dato una volta per tutte, ma un insieme di valori che cambiano secondo le circostanze storiche. Ne deriva – egli argomenta – che se i portati dell’intelligenza artificiale modificheranno le circostanze storiche, allora potranno modificarsi anche i valori. Ad esempio, la nozione di privacy, la cui difesa è perlopiù considerata un valore da difendere, si modificherà (e forse si è già modificata) con l’estendersi dell’impiego della intelligenza artificiale.
Ne campo dell’assistenza sanitaria, Mori, sviluppando una tesi di Edmund Pellegrino, osserva che l’etica medica, confinata per secoli all’interno di una cerchia ristretta di praticanti, si è aperta negli ultimi decenni agli ‘stranieri’ (giuristi, filosofi, psicologi, eccetera). In questo modo, il suo impianto è stato messo in discussione ed è probabile che debba essere ristrutturato. E’ difficile prevedere come sarà l’etica medica fra dieci anni. In ogni caso, in precedenza i medici rappresentavano una sorta di comunità morale impermeabile all’esterno. Da qualche tempo, invece, l’etica medica da etica interna alla professione tende a diventare – anche – una branca della filosofia morale. Ora, è in corso un ulteriore allargamento. La medicina non si apre solo socialmente, ma si apre anche all’intelligenza artificiale. Quali saranno le conseguenze etiche e generali? Come si modificherà il rapporto fra medico e paziente?
L’etica ambientale e degli animali non umani.
Oggi Van Rensselaer Potter, colui che coniò negli anni ‘70 del secolo scorso il termine bioethics, ha il suo revival e la sua rivincita postuma. La sua proposta che si dovesse intendere con bioetica una nuova etica scientifica fondata sull’ecologia fu, ai tempi, sostanzialmente accantonata, ma trova oggi nuovi e più convinti sostenitori. Ad esempio, Henk Ten Have che, in Global Bioethics: an Introduction, la riprende e ne attualizza l’impianto.
Nel 1973, la parola bioetica fu ‘rubata’ a Potter dagli studiosi del Kennedy Institute, che ne fecero un uso molto diverso. Cioè quello di un’etica applicata alla biomedicina, dove è l’etica, con i suoi tradizionali strumenti, che deve dire se ciò che risulta dalle nuove tecnologie biomediche è buono o cattivo.
La differenza di fondo fra le due posizioni, quella di Potter e quella del Kennedy Institute– spiega Mori – è filosofica. Essa riguarda la risposta che si dà alle domande: “Che cosa è bene? Che cosa è buono?”. Potter aderisce alla prospettiva platonico-aristotelica, secondo cui ciò che è buono è inscritto nel mondo. Quindi, il passaggio fra il dire ‘questo è un equilibrio naturale’ e ‘si deve mantenere questo equilibrio naturale’ è ovvio. Invece, per gli studiosi del Kennedy Institute e per coloro che in generale si ispirano a Hume, Il buono non è insito nelle cose, ma è frutto di apprezzamenti da parte degli esseri senzienti. Il passaggio ingiustificato fra essere e dover essere (No-Ought-From-Is) è, di conseguenza, considerato assurdo.
E’ all’interno del quadro concettuale descritto, sembra affermare Mori, che vanno interpretate le attuali differenti posizioni nei confronti dell’etica ambientale. Nel caso specifico, la domanda cui si deve rispondere è: l’equilibrio ambientale è un valore intrinseco (apprezzato di per sé) o un valore strumentale (strumento per uno scopo apprezzato di per sé)? La risposta di Maurizio Mori è chiara: l’ambiente va modificato in misura del benessere dei senzienti e non è necessariamente vero che ciò che è naturale è buono.
Le venti tesi
Nell’ultima giornata della Scuola superiore di bioetica, i relatori hanno introdotto e i discenti hanno presentato le proprie tesi di fine corso. Gli argomenti dei venti elaborati hanno riguardato diversi aspetti della bioetica. Dai problemi di fine vita e di etica della cura, al consenso informato, all’etica dei trapianti, alle tematiche riproduttive e al femminismo, all’etica delle popolazioni, all’etica ambientale, all’intelligenza artificiale e alla robotica in campo sanitario.
Il blog è pronto ad ospitare, sotto forma di post e a firma dei loro Autori, una sintesi di questi importanti contributi.