Il rispetto dell’autonomia nell’era Covid

– di Massimo Sartori –

E’ evidente che la pandemia di Covid-19 ha sollevato importanti questioni etiche. Ad esempio, le limitazioni di alcune libertà individuali decise dai governi hanno causato e stanno causando una tensione fra l’interesse di preservare la salute pubblica e il rispetto nei confronti dell’autonomia delle persone.

In Italia, questo contrasto ha trovato espressione, per esempio, nelle considerazioni di alcuni filosofi, quali Agamben e Cacciari, nelle posizioni di alcuni partiti politici e in manifestazioni di piazza. E’ notizia di questi giorni che il Partito Libertario, una piccola formazione politica di ispirazione anarchica, insieme ad altri soggetti, ha depositato l’atto di citazione con ricorso d’urgenza al Tribunale di Roma contro il Presidente del Consiglio, il Consiglio dei Ministri e il Ministro della Salute per fare dichiarare l’illiceità costituzionale e sotto il profilo del diritto europeo della dichiarazione dello stato di emergenza, del green pass rafforzato e dell’obbligo vaccinale.

L’Autonomia da Erodoto a Kant

Autonomia è parola di origine greca che significa darsi da sé la propria legge.  Erodoto e Plutarco scrivevano di autonomia in riferimento al particolare legame di subordinazione politica contratto da alcune città greco-orientali dell’Asia Minore, nei confronti di altri centri ad essi sovraordinati. Tali città, in forza di questo rapporto, erano libere di amministrare la giustizia secondo leggi proprie. L’espressione autonomia faceva così riferimento alla capacità di prendere decisioni su base collettiva e non individuale.

Dalla seconda metà del Settecento, l’attribuzione di un significato anche personale alla parola autonomia si compie a partire dal linguaggio della filosofia moderna, per estendersi in seguito agli altri campi.

Immanuel Kant, infatti, utilizza la parola autonomie per designare l’indipendenza della volontà dell’individuo da ogni desiderio e la sua capacità di determinarsi in conformità alla propria legge[i]. Autonomia si contrappone così a eteronomia, per la quale la volontà viene invece determinata dagli oggetti da desiderare. Chi è autonomo, al contrario, obbedisce soltanto a una legge che egli liberamente si è dato. L’individuo morale riconosce attraverso la ragione i doveri assoluti della legge morale e li impone a se stesso. Di più, ogni essere ragionevole deve considerarsi come fondatore di una legislazione universale.

L’autonomia secondo John Stuart Mill

E’ invece attraverso una via completamente diversa che John Stuart Mill, verso la metà del XIX secolo, pone il concetto di autonomia al centro della riflessione morale. Il filosofo utilitarista britannico ritiene che il diffondersi di una piena autonomia dell’individuo sia un modo per accrescere sia la felicità individuale che quella collettiva.

Mill mette così al centro la difesa della libertà nelle sfere personali, che genera il diritto a questa libertà e l’obbligo a rispettare l’eguale libertà degli altri, nonché a creare le condizioni sociali effettive in cui essa possa essere di fatto esercitata[ii]. Ne deriva che L’uomo non deve rispondere verso la società se non delle cose che possono concernere i terzi: per quello che non interessa che lui, la sua indipendenza è, di diritto, assoluta. Sopra se stesso, sul suo corpo e sul suo spirito, l’individuo è sovrano[iii].

L’autonomia dell’individuo nell’etica medica

Se ci caliamo nel campo dell’etica medica, l’autonomia è oggi in genere  intesa come una caratteristica della persona, in un senso vicino a quello descritto da Mill.  Essa può infatti essere definita come la capacità razionale dell’individuo di autogoverno e di autodeterminazione e concerne il potere di ciascuna persona competente di considerare le opzioni sanitarie disponibili, di scegliere in modo libero fra queste possibilità e di agire di conseguenza[iv]. L’importanza di rispettare le scelte autonome dell’individuo, quando esse concernono la sua salute, è oggi universalmente condivisa.

Di fatto, il principio del rispetto per l’autonomia è una delle quattro norme morali che sono alla base della “etica principialista”, formulata da Beauchamp e Childress nei Principles of Medical Ethics e diffusamente accettata. Le altre tre, come è noto, sono la beneficenza, la non maleficenza, e la giustizia. Ciascuno di questi quattro principi non è da intendersi come assoluto, ma valido prima facie. Questo significa che esso deve essere scrupolosamente rispettato a meno che entri in conflitto con uno degli altri tre, il quale dimostri nella circostanza un potere obbligante eguale o maggiore. Cionondimeno, nella pratica medica, quando le conseguenze di una determinata azione riguardano solo l’individuo, e non altre persone, il principio del rispetto per l’autonomia  è spesso considerato come primus inter pares nei confronti degli altri.

L’autonomia durante la pandemia

Invece, quando le scelte autonome degli individui non hanno conseguenze solo per sé stessi ma coinvolgono anche altre persone, come sta avvenendo durante questa pandemia, quale deve essere il ruolo del principio del rispetto per l’autonomia? In questa condizione, esso non può essere considerato prioritario rispetto agli altri, come avviene nella usuale prassi clinica.

Come affermano Beauchamp e Childress, Il principio del rispetto dell’autonomia è, come gli altri tre principi della bioetica – la beneficenza, la non maleficenza, la giustizia – un principio prima facie e la comunità morale umana affonda egualmente le sue radici in ognuno di essi[v].

Si tratta, e non è un compito semplice né per i decisori né per i fruitori delle decisioni, di tenere ben presente questa affermazione, e di declinarla in modo puntuale nella mutevole realtà epidemiologica della pandemia.


[i] Cfr. N. ABBAGNANO, Dizionario di Filosofia, Ed. De Agostini, Novara 2013, p. 109.

[ii] P. DONATELLI, Etica. I classici, le teorie e le linee evolutive, Ed. Giulio Einaudi, Torino, 2015, p. 433-4.

[iii] J. STUART MILL, La libertà, (Trad. G. Marsaj), Tipografia della Rivista dei Comuni Italiani, Torino 1865, p. 16.

[iv] L. VAUGHN, Bioethics. Principles, Issues, and Cases. Ed. Oxford University Press, New York 2017, p. 81.

[v] T.L. BEAUCHAMP e J.F. CHILDRESS, Principles of Biomedical Ethics, Oxford University Press, New York 2019, p. 143

2 pensieri riguardo “Il rispetto dell’autonomia nell’era Covid

  1. Interessante l’excursus storico del concetto di autonomia. Un po’ deludente la conclusione dove, dopo aver posto il problema con l’urgenza che ben conosciamo, mi si lascia solo senza trovarne una soluzione. D’altra parte sarebbe senz’altro arrogante pensare di possedere la saggezza e la lungimiranza necessarie per mettere d’accordo le quattro norme morali, delle quali parla il testo. Ci stiamo provando in molti e fin’ora con poco successo.

  2. D’altronde trovare una soluzione non è semplice. Soprattutto per il fatto che trovare una soluzione significherebbe prendere delle azioni, che oltre ad avere un esito più o meno diverso su ciascuno, troverebbe risposte contrastanti più o meno forti da parte di ognuno. Basta vedere alle decisioni che ha preso il governo e la sanità pubblica. Se prendiamo come esempio la vaccinazione, il dovere morale di ognuno dovrebbe essere di vaccinarsi per salvaguardare i più deboli. Se guardiamo al principio di autonomia e autodeterminazione in questo senso io debole( o che mi sento debole) se non vengo riconosciuto nei parametri di “persona a rischio” per il vaccino, mi ritrovo più o meno costretto a farlo. Si viene a perdere, sia l’autodeterminazione che la giustizia. Vero è che fondamentale nella preservazione del principio di autonomia, c’è la giusta informazione che porta a una giusta consapevolezza nella scelta. Lì sarebbero dovuti entrare in azione dei meccanismi di informazione pulita, chiara e non di parte, verso il cittadino. Soprattutto dai mas media in aiuto al personale sanitario, e al ministero della salute. Credo che sia questa la mancanza più grande che c’è stata, escludendo le prese di posizione a prescindere, che si chiudono a qualsiasi ricezione di informazione.

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