Modificazioni genitali: un invito alla coerenza

-di Fabio Diegoli-

Due brevi precisazioni prima di procedere al contenuto principale: 1) nell’articolo userò quasi esclusivamente la dicitura “modificazioni genitali”, invece di “mutilazioni genitali”. Questo non perché, come sostengono molti antropologi, il secondo sia in qualche modo offensivo o stigmatizzante, ma per il semplice fatto che non tutte le modificazioni genitali sono mutilazioni e non penso ci sia una differenza rilevante, a livello etico, tra mutilare e modificare irreversibilmente gli organi genitali di qualcuno. 2) Il discorso che farò riguarderà esclusivamente le modificazioni genitali effettuate su neonati o bambini e non necessarie a livello medico.

Le modificazioni genitali sono un tema che solleva una grande varietà di questioni: il rapporto tra società liberale e multiculturalismo, il relativismo dell’etica, la libertà religiosa ed educativa, l’integrità corporea ecc… Solitamente però, in ambito pubblico, quando si parla di modificazioni genitali ci si sofferma esclusivamente sulle mutilazioni genitali femminili, le quali sono al centro di programmi di sensibilizzazione, con addirittura una giornata mondiale dedicata, e trovano un’opposizione condivisa dai governi, dagli accademici (con qualche eccezione tra gli antropologi, in verità) e dai cittadini, in ogni loro forma, da quelle più blande, come la puntura del clitoride o la rimozione del prepuzio clitorideo (circoncisione femminile), a quelle più invasive, come la clitoridectomia o l’infibulazione.

Tuttavia, negli ultimi anni, soprattutto negli Stati Uniti, è cresciuta l’opposizione anche verso le modificazioni genitali maschili, con particolare riferimento alla circoncisione, molto diffusa nel Paese. Talvolta, gli attivisti contrari alla circoncisione maschile prendono il nome di “intattivisti”, proprio a rimarcare che la reale differenza provocata dalla circoncisione non è quella tra un pene circonciso e uno non circonciso, ma tra uno circonciso e uno “intatto”. Quello che sostengono è che la circoncisione neonatale non sia altro che un attacco all’integrità fisica del bambino, il quale si troverà un corpo mutilato senza il suo consenso e senza che ci sia una vera e propria urgenza medica. Personalmente condivido questo approccio, anche se più che al consenso e all’autonomia, come fanno questi attivisti ma anche alcuni accademici [1], preferisco rifarmi ad una più generale nozione di rispetto kantiano, che ci impone di non oggettificare e di non disporre degli altri senza considerazione dei loro interessi e della loro personale fioritura come esseri umani.

Al dì là però dello specifico problema della liceità della circoncisione maschile, quello su cui voglio soffermarmi è il problema della coerenza. Lo scopo di questo articolo è sostenere che, sebbene alcuni ritengano che ci siano delle differenze tra le varie forme di modificazione genitale femminile e la circoncisione maschile, queste differenze sono in realtà moralmente irrilevanti e pertanto bisognerebbe trattare tutte le forme di modificazione genitale allo stesso modo. Proviamo quindi a considerare gli argomenti di chi sostiene che la circoncisione maschile sia lecita, mentre non lo siano forme analoghe di modificazioni genitali femminili.

Motivi medici

Una delle argomentazioni principali a favore della circoncisione maschile è che essa avrebbe alcuni effetti benefici sulla salute, soprattutto a scopo preventivo. Questi benefici consisterebbero nella protezione da alcuni virus responsabili di malattie sessualmente trasmissibili, come l’HIV e l’HPV, nei rapporti eterosessuali, oltre che in una riduzione delle infezioni del tratto urinario nei neonati e della probabilità di sviluppare un cancro al pene. Alcune organizzazioni, come l’American Academy of Pediatrics [2] e l’OMS [3], sostengono che i benefici superino i rischi e che quindi la scelta di circoncidere il proprio figlio andrebbe lasciata ai genitori. L’OMS, ad esempio, sostiene:

“In contrast to female genital mutilation, male circumcision has significant health benefits that outweigh the very low risk of complications when performed by adequately-equipped and well-trained providers in hygienic settings. Circumcision has been shown to lower men’s risk for HIV acquisition by about 60% (Auvert et al., 2005; Bailey et al., 2007; Gray et al., 2007) and is now recognized as an additional intervention to reduce infection in men in settings where there is a high prevalence of HIV (UNAIDS, 2007).” [4]

Altri autori, come Brian J. Morris, sono arrivati a sostenere che la circoncisone maschile sia come la vaccinazione e che quindi andrebbe considerata una parte integrante delle campagne di salute pubblica. [5]

Se andiamo a consultare gli studi citati dall’OMS possiamo notare come effettivamente sembri che negli uomini circoncisi il rischio di trasmissione del virus HIV sia inferiore rispetto agli uomini non circoncisi, almeno per quanto riguarda il territorio considerato da questi studi, ovvero l’Africa. Gli studi citati coinvolgono però solamente adolescenti e uomini adulti che volontariamente hanno scelto di sottoporsi ad un intervento di circoncisione. Chiaramente la protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili inizia ad avere un impatto con l’inizio dell’attività sessuale durante l’adolescenza o l’età adulta, per cui questo non può essere un valido argomento in favore della circoncisione neonatale. La stessa OMS, d’altronde, nonostante abbia pubblicato anche delle linee guida per la circoncisione neonatale, nei suoi documenti cerca di incoraggiare soprattutto la circoncisone volontaria di adolescenti e adulti in Paesi ad alto rischio di trasmissione. [6] Tuttavia, anche presa così, questa strategia di prevenzione potrebbe essere messa in discussione. Da una parte, sappiamo che esistono metodi molto più efficaci per ottenere lo stesso risultato, che non prevedono mutilazioni genitali e che potrebbero essere incoraggiati al posto della circoncisione, come l’uso dei preservativi o dei test per l’HIV (nel caso dell’HPV è inoltre presente un vaccino piuttosto efficace); dall’altra, la mentalità che soggiace dietro a questa strategia sembra essere frutto di un pregiudizio molto diffuso secondo cui gli uomini non sarebbero in grado di adottare un atteggiamento responsabile nei confronti della sessualità, ad esempio facendo uso delle corrette misure precauzionali, oppure di rimanere fedeli alla propria partner, dando così per scontato la loro promiscuità, un pregiudizio che forse bisognerebbe provare a smontare. Inoltre, anche se si potrebbe sostenere che la circoncisione neonatale sia più sicura rispetto a quella eseguita più in là con l’età, non si capisce comunque perché essa sia da preferire alle numerose alternative disponibili, spesso anche più efficaci, specialmente se si considera che effettuandola più in là nel tempo si può ottenere il consenso informato del diretto interessato, un fattore non da poco quando si parla di scelte terapeutiche.

Passando poi all’infezione del tratto urinario, la circoncisione sembra effettivamente avere un buon effetto preventivo. [7][8] Tuttavia, in questo caso il beneficio supera il danno inflitto probabilmente solo per i neonati ad alto rischio. Ad esempio, una review sistematica degli studi sul tema afferma:

“Circumcision reduces the risk of UTI. Given a risk in normal boys of about 1%, the number needed-to-treat to prevent one UTI is 111. In boys with recurrent UTI or high grade vesicoureteric reflux, the risk of UTI recurrence is 10% and 30% and the numbers-needed-to-treat are 11 and 4, respectively. Haemorrhage and infection are the commonest complications of circumcision, occurring at rate of about 2%. Assuming equal utility of benefits and harms, net clinical benefit is likely only in boys at high risk of UTI.” [9]

Inoltre, dal momento che l’infezione del tratto urinario è più diffusa nella popolazione femminile che in quella maschile, non è chiaro perché le stesse terapie efficaci per le bambine non possano essere usate anche per i bambini, come per altro avviene nei Paesi in cui la circoncisione neonatale non è diffusa.

Per quanto riguarda invece la prevenzione del cancro al pene, anche qui sono effettivamente presenti studi che confermano l’effetto preventivo della circoncisione. [10] Tuttavia, alcuni problemi che rendono la non circoncisione un fattore di rischio per il cancro al pene sono il fatto che essa sia associata ad una maggiore diffusione del virus HPV, che, come detto, può essere prevenuta in altri modi, e alla fimosi, una condizione in cui la circoncisione, in determinati casi, potrebbe essere necessaria a livello medico, una volta superata l’età in cui essa va considerata fisiologica. Di per sé, per altro, il cancro al pene è una patologia molto rara nei Paesi sviluppati, per cui il beneficio di una circoncisione profilattica durante il periodo neonatale sarebbe comunque piuttosto trascurabile. Inoltre, è ovvio che se si elimina una parte del corpo si avrà una minore possibilità di sviluppare un cancro, ma allora mi chiedo perché questo ragionamento non venga fatto anche per altre patologie e altre parti del corpo.

Considerazioni analoghe hanno per altro portato diverse organizzazioni mediche, come la Royal Dutch Medical Association [11], la Canadian Paediatric Society [12] e la British Medical Association [13], a concludere che i rischi della circoncisione neonatale siano superiori ai benefici e quindi a sconsigliarne la pratica.

Tuttavia, come detto, anche ponendo che questi benefici non siano trascurabili, non è così scontato che l’asportazione del prepuzio sia comunque la soluzione migliore a livello medico. Infatti, l’asportazione di una parte del corpo è solitamente l’ultima spiaggia nella cura di un paziente, in quanto è il tipo di trattamento più invasivo che si possa adottare. Se esistono alternative meno invasive ed altrettanto efficaci, la deontologia medica e una sana ragionevolezza dovrebbero imporci di dare la precedenza ad esse. D’altronde, le mutilazioni non vengono di norma effettuate su parti del corpo sane a scopo preventivo, ma solamente se c’è un problema specifico già in atto con quelle parti del corpo, ad esempio in caso di necrosi o di tumori. Per questo non ha senso ciò che afferma il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) in un vecchio parere in riferimento alla circoncisione profilattica:

“Non esistendo indicazioni cogenti che ne sconsiglino comunque la pratica, si deve concludere che si può ritenere non ingiustificata dal punto di vista medico tale forma di circoncisione – peraltro poco diffusa nella comune prassi italiana -, purché naturalmente posta in essere nel rispetto dei criteri della buona pratica medica e avvalorata nel caso concreto da uno specifico giudizio di carattere scientifico.” [14]

Se non esistono indicazioni cogenti per asportare una parte sana del corpo di un neonato, la conclusione dovrebbe essere che allora non va asportata, non che asportarla o meno non faccia alcuna differenza.

Un altro argomento legato in parte ai benefici per la salute è quello di chi sostiene che sarebbe comunque meglio rendere legale la circoncisione perché chi volesse sottoporre i propri figli a questa operazione lo farebbe ugualmente anche se essa fosse illegale e questo potrebbe portare a conseguenze molto gravi per la salute dei pazienti. Questo argomento lo conosciamo bene, in quanto è usato praticamente per ogni questione bioetica. È un argomento che non ho mai trovato molto convincente a dire il vero perché deresponsabilizza le persone, le quali non sarebbero quindi in grado di valutare i rischi e i benefici di un’operazione illegale, ed è applicato in maniera arbitraria ad alcune pratiche e non ad altre. Se lo accettassimo, dovremmo allora fare lo stesso discorso per le modificazioni genitali femminili di pari o inferiore gravità, come la puntura del clitoride o la circoncisione femminile. Anche queste sarebbero molto più sicure se effettuate in ambito ospedaliero.

Bisogna inoltre ricordare che la circoncisione maschile non comporta solo alcuni minimi benefici ma anche dei rischi. Oltre ai rischi legati ad un’operazione chirurgica, presenti anche se essa viene effettuata in ambito ospedaliero, seppure in misura sicuramente minore, come l’anestesia, le emorragie, le infezioni, l’amputazione del pene e la morte, sono documentati in letteratura anche rischi a lungo termine come un lieve aumento di incidenza della stenosi uretrale, oltre che inestetismi e problemi funzionali dovuti ad una scorretta rimozione del prepuzio [15], anche se maggiori complicazioni sono riportate per circoncisioni terapeutiche effettuate più in là con l’età. [16]

Inoltre, l’effetto della circoncisione sulla pratica sessuale non è trascurabile. [17] A questo proposito, è interessante notare come si effettuino studi sulla sensibilità del prepuzio per dimostrare che in realtà, eliminandolo, non si perde nessuna sensibilità. Questi studi mi risultano bizzarri, in quanto basterebbe una semplice esperienza diretta per capire che non è così, e mi fanno pensare che chi li conduce sia per forza di cose circonciso dalla nascita e quindi non abbia alcuna esperienza soggettiva con il prepuzio, una parte del pene che qualsiasi uomo non circonciso sa essere piuttosto sensibile. Non va inoltre dimenticato che durante la circoncisione neonatale è quasi sempre rimosso, oltre al prepuzio, anche il frenulo, un’altra zona dei genitali maschili dall’elevata sensibilità. Questo non significa che gli uomini circoncisi non possano provare piacere o avere una vita sessuale soddisfacente, ma solo che ovviamente non potranno mai fare esperienza di tutte quelle pratiche che coinvolgono le zone altamente innervate di cui sono stati privati alla nascita e del piacere ad esse connesso.

È pertanto scorretta anche la seguente affermazione del CNB:

“Per altro verso, sotto il secondo profilo, la circoncisione, nonostante lasci tracce indelebili e irreversibili, non produce, nondimeno, ove correttamente effettuata, menomazioni o alterazioni nella funzionalità sessuale e riproduttiva maschile.” [14]

Ci si potrebbe inoltre porre un’altra domanda: se i benefici medici fossero così rilevanti rispetto ai danni, allora perché non condurre delle ricerche sul potenziale effetto positivo delle modificazioni genitali femminili? [18] Addirittura, se la circoncisione costituisse una strategia di prevenzione così efficace, sarebbe una gravissima forma di discriminazione verso le donne non condurre delle ricerche sui possibili benefici delle modificazioni genitali femminili effettuate in ambito ospedaliero. Rischieremmo di privare le bambine e le donne di un’efficacissima forma di prevenzione verso alcuni problemi molto importanti, come le malattie sessualmente trasmissibili o il tumore alla vulva.

Una volta che ci si rende conto che i benefici della circoncisione maschile sono trascurabili, si può provare ad adottare la strategia del Tribunale di Padova che, in una sentenza del 2007, ha considerato l’ampia definizione del concetto di salute dell’OMS:

“Accogliendo una nozione di salute intesa come raggiungimento della massima integrazione possibile tra benessere fisico e psichico, la circoncisione rituale può apparire come volta al raggiungimento di un maggiore stato di salute, ad una forma corporea corrispondente all’idea di perfezione fisica e di soddisfazione psichica propria della singola persona, anche al fine di adeguarsi ad un’identità etnica o culturale.” [19]

Essendo la salute un concetto molto ampio e non solo medico, allora pratiche come la circoncisione contribuiscono all’inserimento sociale della persona all’interno della sua cultura. Anche qui, però, se si accettasse questa formulazione del concetto di salute, bisognerebbe per coerenza applicare lo stesso ragionamento anche alle modificazioni genitali femminili di pari o inferiore entità. Inoltre, ci si potrebbe chiedere perché non dovremmo lasciare al diretto interessato la decisione riguardo ad un suo eventuale adeguamento “ad un’identità etnica o culturale”.

Religione e multiculturalismo

Proprio quest’ultima osservazione ci permette di passare ad altri argomenti spesso utilizzati per giustificare la circoncisione maschile. Sarebbe un’illusione, infatti, pensare che i reali motivi per cui si difende la circoncisione maschile siano medici. Alcuni tentativi di rendere illegale la circoncisione in Europa hanno infatti suscitato animate proteste da parte delle comunità ebraica e musulmana. Questo non perché i due gruppi religiosi abbiano più a cuore degli altri la salute dei neonati, ma perché la circoncisione è un atto richiesto da queste religioni. Addirittura, si è arrivati ad accusare di antisemitismo coloro che vorrebbero rendere illegale la circoncisione neonatale. [20] Insomma, la difesa della circoncisione neonatale farebbe parte della libertà religiosa e della libertà educativa dei genitori.

Questa tesi ha diversi problemi. Come sappiamo, la libertà religiosa non è illimitata e il confine dell’alterazione irreversibile del corpo di qualcun altro, senza motivi medici urgenti, sembra essere un limite piuttosto largo e condivisibile dalla maggior parte delle persone. La libertà religiosa riguarda atti che ineriscono alla persona che professa quella religione e in nessun modo ha a che vedere con la possibilità di imporre certe pratiche religiose ad altri senza possibilità di rifiuto, come avviene nel caso della circoncisione. Libertà religiosa significa sì libertà educativa, ma anche libertà di scegliere se e a quale religione aderire. Una persona che ha subito una mutilazione genitale da neonato per motivi religiosi potrebbe trovarsi da adulto un corpo mutilato senza necessariamente aderire alla religione connessa. Questo a prescindere dal fatto che dietro alla circoncisione ci siano ragioni profonde e significative per i genitori, perché per il loro figlio quelle ragioni potrebbero essere prive di significato ed è lui che dovrà convivere con le conseguenze di quella decisione.

Questo per altro non esclude che si cerchino forme di compromesso. Ad esempio, all’interno dell’ebraismo esiste già una pratica, l’hatafat dam brit, che costituisce una forma di circoncisione simbolica e che viene solitamente effettuata su bambini nati senza prepuzio o su uomini adulti che si convertono all’ebraismo ma sono già circoncisi. Si tratta di una puntura effettuata sotto al glande, volta a far fuoriuscire una goccia di sangue, a ripetere così simbolicamente l’atto della circoncisione. Si potrebbe tranquillamente effettuare questo rituale anche con i neonati, dato che non comporta una modificazione irreversibile dei genitali ed è una pratica già presente all’interno della religione ebraica. Per quanto riguarda l’Islam, invece, non c’è nessun obbligo di effettuare la circoncisione sui neonati, tant’è che molte famiglie mussulmane aspettano l’inizio della pubertà, un momento in cui c’è almeno una qualche possibilità di tenere in conto gli interessi del ragazzo.

Un’altra differenza spesso citata, anche dal nostro CNB, tra le modificazioni genitali maschili e femminili è che queste ultime sarebbero volte “a impedire l’orgasmo femminile durante l’atto sessuale e quindi ad alterare definitivamente, e in peius, l’esercizio della sessualità da parte della donna”. [14] Esse sarebbero quindi illecite in ogni caso perché deriverebbero da una visione svilente della donna e avrebbero il fine di sopprimere il libero esercizio della sua sessualità. Ma è veramente così? In realtà, i motivi che spingono a modificare i genitali femminili sono diversi e molte culture che praticano forme di modificazioni genitali femminili praticano anche la circoncisione maschile per motivi analoghi, solitamente legati all’inserimento in società, a riti di passaggio all’età adulta, all’igiene oppure alla definizione sociale dei generi. Tant’è che queste mutilazioni non sono sempre percepite come tali dalle donne che le subiscono, le quali anzi le possono giudicare positivamente. [21] Un discorso analogo può essere fatto per la circoncisione maschile: il modo in cui viene vissuta cambia da uomo a uomo. Va anche detto che i pochi studi riguardanti donne che hanno subito modificazioni genitali mostrano come in realtà la maggior parte di esse sia in grado di provare piacere e riesca a raggiungere l’orgasmo, anche se in alcuni casi con una frequenza inferiore rispetto alle donne che hanno i genitali intatti. [22][23][24]

Inoltre, come mai aggiungere quel “a peius”? Se le modificazioni genitali fossero volte ad aumentare il piacere sessuale sarebbero lecite? Questo è perlomeno dubbio, poiché anche se comportassero solo cambiamenti estetici non dovuti ad una patologia e non concordati con il diretto interessato si starebbero comunque alterando irreversibilmente i genitali di un individuo che poi potrebbe anche finire a disprezzare il proprio corpo, e coloro che lo hanno modificato, proprio a causa di quell’alterazione, specialmente perché riguarda una parte così intima della persona. Si badi bene che sto sempre parlando di neonati o di bambini molto piccoli che non possono comprendere ciò che stanno subendo.

Infine, riguardo al problema della possibile prospettiva colonialista che si imporrebbe alle altre culture e al valore della tolleranza in una società multiculturale, mi sento questa volta di sottoscrivere le parole del CNB, che riguardo alle mutilazioni genitali femminili:

“Ritiene non di meno – e consapevolmente contro il parere di pur illustri antropologi – che nessun rispetto sia dovuto a pratiche, ancorché ancestrali, volte non solo a mutilare irreversibilmente le persone, ma soprattutto ad alterarne violentemente l’identità psico-fisica, quando ciò non trovi una inequivocabile giustificazione nello stretto interesse della salute della persona in questione.” [14]

Dal momento che anche la circoncisione maschile ha effetti simili sugli uomini, tant’è che ad esempio è diventata sempre più diffusa la pratica della ristorazione del prepuzio, non c’è, ancora una volta, un motivo valido per non trattare tutte le forme di modificazioni dei genitali sui neonati allo stesso modo.

Conclusioni

Come detto, l’articolo vuole essere un invito alla coerenza: o si accettano la circoncisione maschile e le forme analoghe di modificazioni genitali femminili oppure si rifiutano entrambe. Come si sarà capito, a mio avviso, ci sono forti ragioni per rifiutare entrambe, dal momento che entrambe comportano un’alterazione irreversibile dei genitali di un neonato, non giustificata da ragioni mediche o dalla promozione di qualche suo interesse.

Per motivi di spazio, non ho qui trattato altre questioni correlate alle modificazioni genitali ma che meriterebbero attenzione, come le altre forme di modificazioni genitali maschili, tra le quali troviamo la subincisione del pene; il problema legato ai bambini intersessuali; il sempre più diffuso ricorso alle mastectomie sui minori negli Stati Uniti per risolvere problemi legati all’identità di genere e il paragone tra modificazioni genitali ed altre forme di interventi sui corpi dei neonati, come i buchi alle orecchie. Per ora basti questo, un semplice e forse antiquato invito alla coerenza.

[1] Brussels Collaboration on Bodily Integrity. “Medically Unnecessary Genital Cutting and the Rights of the Child: Moving Toward Consensus.” The American Journal of Bioethics: AJOB vol. 19,10 (2019): 17-28. doi:10.1080/15265161.2019.1643945

[2]American Academy of Pediatrics Task Force on Circumcision. “Circumcision policy statement.” Pediatrics vol. 130,3 (2012): 585-6. doi:10.1542/peds.2012-1989

[3] World Health Organization, and JHPIEGO. “Manual for Early Infant Male Circumcision Under Local Anaesthesia.” World Health Organization, 2010, https://apps.who.int/iris/handle/10665/44478

[4] World Health Organization, et al. “Eliminating Female Genital Mutilation: An Interagency Statement”. World Health Organization, 2008, https://www.who.int/publications/i/item/9789241596442

[5] Morris, Brian J et al. “Circumcision Rates in the United States: Rising or Falling? What Effect Might the New Affirmative Pediatric Policy Statement Have?” Mayo Clinic Proceedings vol. 89,5 (2014): 677-86, doi:10.1016/j.mayocp.2014.01.001

[6] “Preventing HIV Through Safe Voluntary Medical Male Circumcision for Adolescent Boys and Men in Generalized HIV Epidemics: Recommendations and Key Considerations.” World Health Organization, 2020, https://www.who.int/publications/i/item/978-92-4-000854-0

[7] Eisenberg, Michael L et al. “The Relationship between Neonatal Circumcision, Urinary Tract Infection, and Health.” The World Journal of Men’s Health vol. 36,3 (2018): 176-182. doi:10.5534/wjmh.180006

[8] Shaikh, Nader et al. “Prevalence of Urinary Tract Infection in Childhood: A Meta-Analysis.” The Pediatric Infectious Disease Journal vol. 27,4 (2008): 302-8. doi:10.1097/INF.0b013e31815e4122

[9] Singh-Grewal, D et al. “Circumcision for the Prevention of Urinary Tract Infection in Boys: A Systematic Review of Randomised Trials and Observational Studies.” Archives of Disease in Childhood vol. 90,8 (2005): 853-8, doi:10.1136/adc.2004.049353

[10] Thomas, Anita et al. “Penile Cancer.” Nature Reviews. Disease Primers vol. 7,1 11. 11 febbraio 2021, doi:10.1038/s41572-021-00246-5

[11] “Non-Therapeutic Circumcision of Male Minors.” Royal Dutch Medical Association, Maggio 2010, https://www.knmg.nl/advies-richtlijnen/dossiers/jongensbesnijdenis

[12] Sorokan, S Todd et al. “Newborn Male Circumcision.” Paediatrics & Child Health vol. 20,6 (2015): 311- 20. doi:10.1093/pch/20.6.311

[13] “Non-Therapeutic Male Circumcision (NTMC) of Children – Practical Guidance for Doctors.” British Medical Association, 2019, https://www.bma.org.uk/media/1847/bma-non-therapeutic-male-circumcision-of-children-guidance-2019.pdf

[14] “La circoncisione: profili bioetici.” Comitato Nazionale per la Bioetica, 25 settembre 1998, https://bioetica.governo.it/it/pareri/pareri-e-risposte/la-circoncisione-profili-bioetici/

[15] Iacob, Stanca Iris et al. “Systematic Review of Complications Arising From Male Circumcision.” BJUI Compass vol. 3,2 99-123. 11 Nov. 2021, doi:10.1002/bco2.123

[16] Shabanzadeh, Daniel Mønsted et al. “Male Circumcision Complications – A Systematic Review, Meta-Analysis and Meta-Regression.” Urology vol. 152 (2021): 25-34, doi:10.1016/j.urology.2021.01.041

[17] Sorrells, Morris L et al. “Fine-Touch Pressure Thresholds in the Adult Penis.” BJU International vol. 99,4 (2007): 864-9. doi:10.1111/j.1464-410X.2006.06685.x

[18] Earp, Brian D. “Does Female Genital Mutilation Have Health Benefits? The Problem with Medicalizing Morality.” Journal of Medical Ethics Blog, 15 agosto 2017, https://blogs.bmj.com/medical-ethics/2017/08/15/does-female-genital-mutilation-have-health-benefits-the-problem-with-medicalizing-morality/

[19] Tribunale di Padova, 9 novembre 2007.

[20] Sherwood, Harriet. “Iceland Law to Outlaw Male Circumcision Sparks Row Over Religious Freedom.” The Guardian, 18 febbraio 2018, https://www.theguardian.com/society/2018/feb/18/iceland-ban-male-circumcision-first-european-country

[21] Public Policy Advisory Network on Female Genital Surgeries in Africa. “Seven Things to Know About Female Genital Surgeries in Africa.” The Hastings Center Report vol. 42,6 (2012): 19-27, doi:10.1002/hast.81

[22] Abdulcadir, Jasmine et al. “Sexual Anatomy and Function in Women With and Without Genital Mutilation: A Cross-Sectional Study.” The Journal of Sexual Medicine vol. 13,2 (2016): 226-37, doi:10.1016/j.jsxm.2015.12.023

[23] Catania, Lucrezia et al. “Pleasure and Orgasm in Women with Female Genital Mutilation/Cutting (FGM/C).” The Journal of Sexual Medicine vol. 4,6 (2007): 1666-78, doi:10.1111/j.1743-6109.2007.00620.x

[24] Alsibiani, Sharifa A, and Abdulrahim A Rouzi. “Sexual Function in Women with Female Genital Mutilation.” Fertility and Sterility vol. 93,3 (2010): 722-4, doi:10.1016/j.fertnstert.2008.10.035

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