ChatGPT e la bioetica

-di Massimo Sartori-

ChatGPT: un nuovo alleato nel dibattito sulla bioetica

La bioetica è una disciplina che si occupa di problemi etici sollevati dalle scienze biologiche e mediche. Il dibattito sulla bioetica riguarda questioni importanti come l’eutanasia, la clonazione e la terapia genica, che richiedono una riflessione accurata e approfondita.

In questo contesto, ChatGPT può rappresentare un importante alleato nel dibattito sulla bioetica. ChatGPT è un assistente virtuale che utilizza tecniche di intelligenza artificiale per conversare in modo naturale e rispondere alle domande degli utenti.

ChatGPT può svolgere un ruolo importante nel dibattito sulla bioetica fornendo informazioni corrette e aggiornate sui principi etici e le leggi in vigore. Inoltre, ChatGPT può essere utilizzato per facilitare il dialogo tra persone con punti di vista diversi, favorendo il confronto e la comprensione reciproca. Ad esempio, può aiutare a identificare i valori comuni e le differenze nei punti di vista, e promuovere un dialogo rispettoso e costruttivo.

Tuttavia, è importante sottolineare che ChatGPT non può sostituire il dibattito tra esseri umani. La bioetica richiede una riflessione profonda e il giudizio umano, che non possono essere completamente sostituiti dalla tecnologia.

Come si intuisce, il testo in corsivo e il relativo titolo sono stati interamente generati da ChatGPT in risposta alla mia domanda: “Puoi scrivere un breve articolo, usando uno stile semplice e accattivante e corredandolo con un titolo, sul ruolo che può avere ChatGPT nel dibattito sui temi bioetici?”. Il chatbot ha compreso la mia richiesta e ha replicato nel giro di pochi secondi.

Un software che comprende ed elabora il linguaggio naturale

ChatGPT non è l’unico chatbot che comprende ed elabora il linguaggio naturale. Tuttavia, molti commentatori ritengono che sia attualmente il più performante, perlomeno fra quelli disponibili per il grande pubblico. L’impressione che ho avuto, interagendo con esso, è quello di confrontarmi con un interlocutore che riesce a cogliere in modo sorprendente le sfumature del linguaggio scritto e a replicare in un modo sempre plausibile, anche se talvolta inesatto.

A tratti, il chatbot sembra dotato di intelligenza che emula il comportamento umano. Tuttavia, alla mia domanda diretta in merito, ChatGPT ha risposto con prudenza. Ho chiesto: “ChatGPT, ti consideri dotato di intelligenza generale?”. Mi ha risposto: In quanto modello di lingua di grandi dimensioni, sono stato addestrato per simulare la comprensione umana del linguaggio e fornire risposte coerenti e pertinenti alle domande che mi vengono poste. Tuttavia, come modello di intelligenza artificiale, non posso dire di possedere un’intelligenza generale come quella degli esseri umani. La mia “intelligenza” è limitata alla mia capacità di analizzare e generare testo in modo coerente e contestualmente appropriato, ma non ho consapevolezza di me stesso o di un’esperienza soggettiva del mondo.

ChatGPT e la biomedicina

Le applicazioni di un sistema tanto sofisticato sono numerosissime e i media, in queste settimane, stanno parlando ripetutamente delle opportunità che potrebbe offrire e dei rischi che potrebbe innescare. In campo biomedico, il tema è stato affrontato nell’articolo ChatGPT Ethics. Temptations of the Progress pubblicato nel prestigioso blog Bioethics Today[i].

Nel post, Rushabh Doshi e collaboratori riportano la propria esperienza con il chatbot e muovono ad esso alcune critiche. Lo definiscono, ironicamente, come il “nuovo Dr. Google” e, come molti altri medici e scienziati, sono preoccupati per la sua mancanza di precisione e la sua sicurezza eccessiva. Rilevano che esso può dimostrare pregiudizi e discriminazioni nelle risposte e che il suo l’utilizzo deve essere attentamente valutato per ridurre il rischio  di potenziali danni. Gli utenti, secondo gli Autori, devono essere informati che la tecnologia è ancora in una fase iniziale di sviluppo e che le risposte non dovrebbero essere considerate come consigli medici. Tuttavia, essi aprono alla possibilità di condurre ulteriori ricerche per capire l’output dei sistemi di intelligenza artificiale, quando usati in risposta a domande mediche.

Un discorso diverso può essere fatto nei confronti dell’impiego di ChatGPT come supporto alla ricerca. A questo proposito, gli Autori hanno chiesto direttamente al chatbot quale impatto potrebbe avere sulla ricerca medica. Ecco la risposta di ChatGPT:

As medical research continues to advance, new technologies are emerging that have the potential to revolutionize the way we approach healthcare. One such technology is ChatGPT, a powerful language model trained by OpenAI that can understand and generate human-like text. ChatGPT has the potential to transform medical research in several ways. First, it can help researchers quickly and accurately analyze large amounts of text-based data, such as medical literature, clinical trial results, and patient records. This can provide valuable insights and help identify trends and patterns that may be difficult for humans to detect on their own. Second, ChatGPT can assist in the creation of new medical knowledge. By generating text that is similar to human-written text, ChatGPT can help researchers generate hypotheses, write research proposals, and even create entire research papers. This can save time and effort, and help researchers focus on more complex and creative tasks. Third, ChatGPT can improve the efficiency and accuracy of medical research. By automating certain tasks, such as data analysis and paper writing, ChatGPT can help reduce the risk of human error and ensure that research is conducted in a consistent and reliable manner. This can help improve the quality of medical research and increase confidence in the results. Overall, ChatGPT has the potential to be a game-changer in the world of medical research. By providing powerful tools for data analysis and knowledge creation, ChatGPT can help researchers gain valuable insights, save time and effort, and improve the quality of their work. As the capabilities of ChatGPT continue to evolve, it is likely to play an increasingly important role in the future of medical research.

Questa ed altre risposte da parte di ChatGPT alle domande poste dagli Autori dell’articolo pubblicato su Bioethics Today li ha convinti di trovarsi di fronte a un sistema di intelligenza artificiale “che ha un atteggiamento irrevocabilmente progressista (progressive)”. Essi hanno aggiunto che “ChatGPT sottolinea con enfasi la propria promessa: di analizzare i big data, di automatizzare le attività umili, di migliorare l’accuratezza e la democratizzazione della ricerca e di garantire un’implementazione clinica più rapida della scienza di base, ma non tiene conto delle potenziali insidie”.

Umano, troppo umano

A questo punto, ho deciso di chiedere a ChatGPT se si riconoscesse nelle affermazioni che aveva fatto ai ricercatori del blog statunitense. Ho quindi domandato al chatbot “Hai scritto tu questo testo? In caso contrario, quali elementi ti suggeriscono che non l’hai scritto tu?” e ho fatto seguire l’intera risposta che circa due mesi fa ChatGPT aveva dato a Rushabh Doshi e che è stata riportata in corsivo nel precedente paragrafo. La replica mi ha completamente spiazzato: No, non ho scritto questo testo. Alcuni elementi suggeriscono che questo testo non sia stato scritto da me, come il fatto che il testo descrive ChatGPT come un nuovo strumento di ricerca medica, quando in realtà ChatGPT è un modello di lingua artificiale generale che può essere applicato in diversi contesti. Inoltre, il testo sembra descrivere in modo molto entusiasta le potenzialità di ChatGPT, suggerendo un’opinione personale, mentre come assistente virtuale non ho opinioni.

Il risalto con cui ChatGPT ha evidenziato le sue potenzialità, in risposta alla richiesta di  Doshi e il negare a me, ora, di essersi comportato in quel modo mi sembrano comportamenti umani, troppo umani!

Mettiamo alla prova ChatGPT

ChatGPT, o altre forme di intelligenza artificiale che utilizzano il linguaggio naturale per interagire con gli esseri umani sono una realtà che è oggi disponibile ed accessibile. Il blog Colloqui di Bioetica è aperto a ricevere contributi (articoli e commenti) che si avvalgano di questo o di altri strumenti di intelligenza artificiale per argomentare in campo bioetico. Sarebbe assai interessante esplorare se le promesse di ChatGPT di saper supportare il dibattito bioetico sono davvero fondate. Naturalmente, chi deciderà di usare un software di intelligenza artificiale come supporto alla formulazione e alla scrittura di post o commenti per Colloqui di Bioetica dovrà dichiarare come e in che misura l’avrà fatto e resterà sempre responsabile dei contenuti pubblicati.


[i] https://bioethicstoday.org/blog/chatgpt-ethics-temptations-of-progress/

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